Agente del caos

un racconto d’avventura di Enrico Chinnici
Era estate, faceva molto caldo, io e i miei amici stavamo camminando sul corso di “Sponde del saccheggio” un lago che tutti dicevano essere misterioso. Ma in cui nessuno aveva trovato nulla di strano, a parte un piccolo disturbo nella gravità che gli scienziati avevano studiato per un breve periodo: se si stava al centro del piccolo isolotto in mezzo al lago, si poteva infatti saltare quasi con la stessa gravità della luna. Si raccontava che in passato lì una colonia aliena avesse una base… Ma “sono solo superstizioni” mi ripetevo.
Io, Yonder, Krampùs e Renzo decidemmo di andare lì proprio in quel punto ma… di notte!
Passato il pomeriggio, e arrivata la sera, ci incontrammo sul molo, prendemmo la vecchia barca di mio nonno e salimmo sulla collinetta al centro del lago. Saltellammo per un po’, quando ci accorgemmo di una cosa, c’era una caverna sotto la mini collinetta. Decidemmo di entrare, era buio e non si vedeva niente, tranne delle rune viola incise sulle pareti che emanavano una luce leggera. Krampùs, preso dalla curiosità, ne toccò una e subito si aprì qualcosa sotto di noi, una botola ci fece cadere tutti in quello strano posto. Era tutto bianco, la gravità era inferiore anche alla luna, ed al centro c’era una grossa sfera che sembrava riflettere un’isola che non era la nostra.Il rumore di passi dietro di noi bloccarono ogni nostro pensiero, era un robot grosso e robusto con una faccia alquanto strana, disse:”come siete entrati qui?”. Io, un po’ impaurito, gli risposi: “S-siamo caduti per sbaglio. Chi sei tu?”.
Si fermò un attimo e dopo rispose: “Io sono il manovratore di tutto quanto, quest’isola sopravvive solo grazie a me,comunque potete chiamarmi lo scienziato”. Neanche il tempo di fare conoscenza che subito disse: “Ora uscite, ho del lavoro da fare” e subito dopo fummo catapultati nelle rispettive case. Il giorno dopo vedemmo una cosa strana, sulla collinetta del lago un uomo vestito elegante e con una maschera antigas stava preparando un cantiere lì su.
Ci avvicinammo, lui si girò e per un nanosecondo i suoi occhi si illuminarono di verde.
Allora Yonder chiese: ”cosa sta costruendo signore?” “Una casa anche se mi hanno detto che qui la gravità fa qualche scherzo” disse lui. Dato che aveva una maschera, non si capiva se stava ridendo o era arrabbiato perché la maschera antigas copriva tutto. Allora Renzo chiese: ”scusi la domanda ma, può togliersi la maschera?” e lui rispose: ”Assolutamente no! senza questa maschera io non respiro! Comunque voi che ci fate qui? Volete scoprire il segreto di quest’isoletta sul lago?” ingenuamente Krampùs disse: “Sì, come fa a saperlo?” “Intuito” rispose l’uomo e proseguì dicendo: “Comunque in realtà anche io sto facendo indagini sulla faccenda, ed ho scoperto che c’è un razzo a nord dell’isola che è stato costruito da uno scienziato che vive qui sotto”. “Un razzo? di che genere” chiesi io. ”Un razzo di quelli spaziali, è enorme!” rispose lui.
Dopo ci salutammo.
Ovviamente noi eravamo troppo curiosi quindi non resistemmo alla tentazione di vedere quel razzo. Era vero! Era lì nascosto dietro la montagna, c’erano dei computer in una lingua strana e… il razzo! Era molto alto ed imponente. Dato che non capivamo né la lingua nè lo scopo decidemmo di tornare a casa quando… suonò un allarme, molto forte corremmo via ma fummo subito teletrasportati nella dimensione dello scienziato: “Voi stavate curiosando nei miei affari! chi vi ha detto del razzo?!”. “Ci scusi scienziato non volevamo, ce l’ha detto uno strano signore con la maschera antigas in faccia!” dissi dispiaciuto. “Maschera antigas? E’ la storiella più stupida che io abbia mai sentito! Adesso uscite non posso perdere altro tempo!”.
Senza neanche poter rispondere fummo gettati fuori. Il giorno dopo incontrammo di nuovo lo strano signore :”Ragazzi! ho scoperto che lo scienziato trama un piano, vuole…” si fermò per un attimo:” distruggere l’isola! dovete aiutarmi portandomi un suo computer!”.
Yonder rispose: “Subito! quanto tempo abbiamo!”.
“Due giorni prima che parta il razzo!” rispose il signore.
“Allora andiamo subito!” concluse Renzo. Dovevamo fare presto o tra due giorni si sarebbe distrutto il mondo. Ma mentre noi camminavamo verso il razzo, il signore preparò degli scavi prosciugando il lago e preparando gli scavatori. Arrivati al covo del razzo Yonder prese il computer e scappammo prima che l’allarme potesse suonare. Si era fatta sera quindi decidemmo di consegnarglielo il giorno seguente. L’indomani consegnammo il computer ma… rimanemmo stupiti, l’acqua non c’era più e degli escavatori erano lì pronti a scavare: “Cosa succede qui?” disse Renzo. “Sto organizzando degli scavi, voglio vedere cosa c’è qui sotto” rispose l’uomo elegante e aggiunse: “Adesso andate o il rumore degli scavi vi turberà”. Noi corremmo via, e festeggiammo quella che sembrava, una vittoria. Il giorno seguente però il razzo partì comunque, il tizio mascherato non c’era e sotto il cantiere c’era un bunker con incise sulle pareti delle rune strane. Ci accorgemmo che avevano estratto la sfera che ora emanava energia ovunque. Il razzo si diresse verso l’alto quando… cadde! Si rovesciò e andò dritto verso la sfera, per qualche nanosecondo riuscii a vedere dentro il razzo, il pilota era il signore con la maschera antigas ma… senza maschera! Al posto della testa aveva una strana essenza nera. Quando il razzo si schiantò sulla sfera, tutte le persone compresi noi vennero sbalzate e si creò un enorme buco nero! A quel punto io mi ritrovai con il computer dello scienziato tra le braccia, ebbi il tempo di aprirlo anche se ero disperato e accendendolo la voce dell’assistente vocale mi dice: “Benvenuto, oggi è il 14 luglio”. Io rimasi un po’ perplesso perché ero uscito di casa sapendo bene che era il 13 luglio ossia il mio onomastico e quindi chiesi a Siri di impostare nuovamente la data. A quel punto Siri mi disse: “Se imposti una data diversa tutti gli avvenimenti svolti verranno cancellati” (certo, tutti vorremmo avere un computer così). Tutto si resettò e stavolta non avremmo fatto di nuovo lo stesso errore.
Rubammo il computer al signore elegante, intravidi anche una specie di carta d’identità con scritto ”agente del caos”, ecco chi era! Avvertimmo lo scienziato ed il razzo partì, ma questa volta non cadde e raggiunse lo spazio.