Cambio di vita

un racconto di fantascienza di Filippo Setti
Ciao, adorato lettore. Oggi sono qui per proporti una storia nuova, ma non una storia qualsiasi, bensì di un sequel vero e proprio!
Eh già, hai capito perfettamente! Un sequel.
Ti ricordi di Leo e Hannah, i due sopravvissuti al rapimento degli alieni e alla “Colonscopia ad insetto”?
Fantastico. Ebbene le loro avventure soprannaturali erano ben lontane dal concludersi. Anzi, erano appena iniziate.
Oggi ti guiderò nella seconda parte della loro stravagante esperienza. Come ti dissi in precedenza agguanta i popcorn e iniziamo!
Leo e Hannah sono cresciuti dalla volta che avevano avuto contatti con il fantomatico alieno Morak, erano infatti passati ben cinque anni. Ma nessuno, nemmeno loro due, si sarebbero immaginati che il loro viaggio sarebbe stato significativo per l’intero pianeta.
La sonda portatile che Leo aveva trovato in fondo al mare tempo prima fu portata in un luogo specializzato nella caccia agli alieni e studiata a fondo.
Quel luogo era l’Area 51, il posto dove il ragazzino dai capelli rossi aveva sempre sognato mettere piede, e in poco tempo quel tipo di tecnologia così sofisticato venne emulato dai più grandi scienziati della terra e lo resero accessibile a chiunque se lo potesse permettere.
Leo e Hannah ebbero il posto d’onore, avendolo scoperto loro, e se lo accaparrarono gratis. Così facendo il ragazzo ebbe anche l’opportunità, una volta raggiunti i quindici anni, di ottenere un contratto di lavoro con l’Area 51.
Era al settimo cielo e nessuno lo avrebbe più fermato. Sapeva ogni cosa di quel posto e finalmente avrebbe potuto parlare dell’alieno visto cinque anni prima con persone che gli credevano e che lo ascoltavano.
A Hannah non interessavano certe cose e preferì continuare gli studi ma continuava a ricevere una volta al mese notizie di suo fratello.
Entrambi avevano avuto ciò che volevano (che parolone) ma non sarebbe una storia sovrannaturale se non fosse accaduto qualcosa ad un certo punto.
Come vi avevo già spiegato Leo era contentissimo di lavorare dove sempre aveva sognato di farlo ma dopo un po’ cominciò a stufarsi.
È vero, riusciva ad intercettare dei presunti segnali alieni qualche volta, ma nessuno toccava mai Terra e non si facevano quasi mai scoperte epocali; e poi aveva nostalgia di casa e gli mancavano sua madre, sua sorella e la sua casa natale.
Quindi, pensando a come smuovere questo suo stato di noia/malinconia, gli venne un’idea che cambiò per sempre le cose.
Chiamò sua sorella e le disse di venire dove lavorava lui per farle vedere delle cose stratosferiche.
“Credimi Hannah, qui ci sono delle cose pazzesche da vedere, ti piacerà!” diceva lui tutto eccitato.
“Non credo sia una buona idea!” ribattè lei “ti rendi conto che lavori all’Area 51? Uno dei posti più protetti e segreti della Terra?”
Ma Leo era fissato “Appunto! È per questo che è divertente! Fidati, vieni. Giuro che sarà solo per pochi minuti!”
A quel punto Hannah si ricordò che non poteva fermare suo fratello nell’argomento fantascienza e si arrese “E va bene, però tu devi promettermi che non ci sbatteranno in prigione!”
“Fantastico! Ti faccio mandare un Taxi!”
La ragazza arrivò e riuscirono ad intrufolarsi all’interno del protettissimo luogo di lavoro di Leo (non chiedermi come abbiano fatto, non saprei risponderti) e in effetti rimase sbalordita da tutte le tecnologie che custodiva quel posto quando ad un tratto suo fratello si fermò davanti ad un marchingegno alto almeno il doppio di loro.
“E questo che cos’è?” chiese sua sorella un po’ confusa.
“Non ho mai ben capito a che cosa serva ma è la macchina che più di tutte mi affascina qua dentro! Che dici, la proviamo?” chiese Leo incuriosito più che mai.
Ma Hannah sentiva già puzza di guai “Ma sei impazzito completamente?! Guarda che se lo usiamo ci scoprono tutti e ti licenziano, tonto!”
“Ok.” Disse lui molto rapidamente.
E accese la macchina.
Entrambi vennero risucchiati all’interno di una specie di vortice blu che li fece girare su loro stessi fino allo sfinimento. Ma la parte migliore (o peggiore, dipende dai punti di vista) arriva alla fine.
Lo stravagante congegno li “risputò” fuori; girava loro la testa in modo insopportabile, non riuscivano a reggersi in piedi e venne loro quasi da vomitare.
“Per… perché mi sento così st…st…strana?” disse Hannah cercando di farsi comprendere.
“N…n… non lo so, ma anche io mi sento stranissimo” farfugliò anche Leo.
Ma come mai si sentivano tutti e due così strani, così…cambiati?
Ebbene, loro due erano cambiati sul serio! Erano tornati alle loro età di cinque anni prima. Leo era tornato il ragazzino di dieci anni e Hannah la bambina di nove!
“Oh pasticcio e cotoletta! Siamo tornati bambini!” finalmente Leo riuscì a concretizzare ciò che stava vedendo. E lo stesso valeva per sua sorella.
“Oh mio dio! Sento proprio che sverrò tra pochi secondi!” era tornata bambina, aveva le gambe molli e non voleva credere a quello che gli era appena successo.
“Per fortuna non fumo erba e non bevo, altrimenti non mi sarei reso conto di niente!” cominciò a delirare Leo tutto sudato.
Ma ad un certo punto qualcosa li fece scattare in piedi! Il suono di una fastidiosa sirena!
Quel frastuono fece tornare loro in mente il viaggio nello spazio con gli alieni, ma non c’era tempo di perdersi nei ricordi. L’esercito era alla porta!
Fortunatamente i militari li riconobbero “Qui Soldato Mitchell a base! Abbiamo trovato i due bambini della storia degli alieni. Ora li conduciamo fuori. Passo!”
I due fratelli furono condotti fuori e riportati a casa con un furgone dell’esercito da Martha, la loro madre.
“Bambini, che avete combinato stavolta?! Un altro alieno ha cercato di esaminarvi e farvi degli esperimenti strani?!”
“Salve signora” rispose il Soldato Mitchell di prima “si erano solo nascosti in un qualche posto dove non dovranno mettere più piede!” stava cercando di sdrammatizzare “eravamo nei paraggi e glieli abbiamo riportati, tutto qua!”
“Sono due ragazzi in gamba, signora. Se la sanno cavare, stia tranquilla!”
Con questa frase il gentile militare concluse, raggiunse i suoi compagni e se ne andò.
“Non imparerete mai! Ormai mi sta venendo la nausea a furia di ripeterlo! Non fate niente di troppo sconsiderato, altrimenti finirete con il farvi arrestare, da grandi!”
Da grandi? I due si resero conto che quella macchina all’Area 51 era più potente del previsto.
Non li aveva solo ringiovaniti, li aveva letteralmente catapultati indietro di cinque anni!
Quindi la tecnologia non si era mai diffusa e Leo non era mai andato a lavorare per i cacciatori di alieni già citati; ma stranamente si ricordava ancora tutto, cosa che poteva tornargli utile.
“Forza, filate in camera!” ordinò Martha.
“Non ci posso credere che siamo tornati indietro nel tempo!” urlò Hannah.
“Uno, ricordati che nessuno lo sa a parte noi, quindi ti potrebbero prendere per pazza. Secondo, dobbiamo pensare ad una soluzione per rimettere tutto a posto.” Disse Leo cominciando a riflettere per trovare un mezzo per risolvere quel casino.
Il giorno seguente, dato che la madre dei due fratelli non era una che credeva nelle punizioni (e dato che erano in pieno agosto e faceva un caldo bestiale) decise di mettere una pietra sopra agli avvenimenti della notte scorsa e di andare in piscina con i suoi figli.
Insomma, la madre che tutti vorremmo in estate, giusto?
In effetti fu molto piacevole, sia per Leo e Hannah che riuscirono a non pensare a questa spiacevole situazione, sia per Martha che riuscì a distendere i nervi.
Ma qualcosa, ovviamente, andò storto.
Il tappo della piscina si aprì all’improvviso e dal buco che copriva si allargò a dismisura un grosso vortice con effetto traente che, stranamente, emetteva anche il rumore di una sonda spaziale (vera, stavolta!)
Però, chissà perché, Leo e Hannah furono gli unici due a venire inghiottiti dal vortice finendo in una gigantesca capsula d’acciaio sottoterra.
“Ora capisco come se la passano mele e banane quando facciamo il frullato!” disse Hannah tutta confusa per la seconda volta in due giorni.
La temperatura interna della capsula aumentava velocemente fino a scottare. Il pavimento vibrava e tutte le luci cominciavano ad accendersi.
“Ho paura che stiamo per visitare di nuovo lo spazio!” disse Leo un po’ spaventato.
Purtroppo per loro era così e la capsula prese il volo diventando invisibile e inudibile una volta arrivata in superficie.
Viaggiava a circa trecento chilometri orari e i due erano schiacciati contro la parete, ma ad un tratto lo stravagante mezzo si fermò di colpo e Leo sbattè violentemente la testa contro l’altra parete ferendosi la fronte e mostrando del sangue che colava fino al naso.
Però c’era un problema più grande oltre alla ferita: dove diamine erano finiti?
Erano capitati in un universo parallelo composto solo di grosse cifre verdi che scorrevano su uno schermo a forma di tubo gigante dove era possibile camminare.
Fu proprio qui che si presentò un’entità alquanto strana. Aveva l’aspetto fisico di un uomo a torso nudo ma si mostrò solo quella fetta di corpo. Era pelato con una pelle verde e lucente che sembrava radioattiva e i suoi occhi erano privi di iride o pupilla ma presentavano soltanto un’accecante luce bianca.
“Salve, ragazzi!” iniziò a parlare lo strano individuo con una voce che echeggiò dappertutto.
“Salve, siamo molto felici di conoscerti ma… chi sei tu?” chiese Leo.
“Nel corso della storia mi hanno dato molti nomi ma quello con cui mi identificate voi esseri umani è Dio.”
“Non ci posso credere! Siamo davanti a Dio in persona!” disse Hannah a bassa voce a suo fratello.
“Cavoli! È diverso da come lo rappresentano in chiesa e nei Simpson!” rispose Leo cercando di trattenersi dal saltare come una capra da tutte le parti (capitelo, ha sempre ammirato gli alieni per poi scoprire che Dio stesso era alieno!).
Dio ricominciò a parlare “Ho sentito che avete combinato un pasticcio laggiù sulla Terra e, dato che vi siete dimostrati intraprendenti, coraggiosi e volenterosi, ho deciso che vi darò una mano!”
“Grazie infinite, signor Dio! Le siamo molto grati tutti e due ma non sapevamo nemmeno che ci conoscesse!” precisò Hannah.
“Prima cosa, sono Dio e conosco tutti quanti; seconda cosa, voi volete solo che le cose tornino com’erano prima, giusto? Se la situazione è questa io posso rimediare, ma ad una condizione! Continuate con le vostre avventure strampalate sulla Terra, non sapete che barba sia stare qui a non far niente per secoli! Si potrebbe addirittura scrivere un racconto su di voi!” concluse Dio.
“Oh, addirittura! Beh, grazie ancora e le auguro di trovare qualcosa da fare, Dio” finì Leo.
“Buon futuro, ragazzi!” li salutò Dio con un sorriso abbagliante.
“Va bene” disse Leo rivolgendosi a sua sorella “tutto sta per tornare alla normalità, ma prima ti devo confessare una cosa. Io non ti ho chiamato a visitare l’Area 51 così a caso. L’ho fatto perché mi mancavi da morire e perché avrei voluto passare ancora un po’ di tempo con te e vivere avventure mozzafiato come in passato, capisci?”
“Oh!” Hannah era visibilmente sconvolta e commossa e stava quasi per mettersi a piangere “Sai? Anche tu mi manchi tantissimo! Promettiamo di mantenerci in contatto tutti i giorni, così a nessuno mancherà nessuno, ok?”
“Affare fatto! Vieni qui, sorellina!” disse Leo alla fine abbracciando Hannah in uno dei momenti più commoventi della storia della fantascienza.
All’improvviso ci fu un grosso lampo di luce e… paf! Tutto era tornato alla normalità!
Leo si ritrovò svenuto vicino al telefono dell’Area 51 dov’era iniziato tutto. Aveva di nuovo quindici anni! Il piano di Dio aveva funzionato!
Da quel giorno Leo e Hannah si sentirono tutti i giorni, senza saltarne uno. Una volta al mese si ritrovavano e uscivano insieme con la loro adorata madre Martha!
E lo so che non è molto originale come finale ma… vissero tutti felici e contenti!