Un delitto a teatro per la piccola detective Emily

Un delitto a teatro per la piccola detective Emily

un racconto giallo di Eleonora Saielli

Era una tiepida serata d’Aprile, io e mio padre ci stavamo dirigendo a teatro per un grande spettacolo.

Erano le 18.30 e io avevo preso posto, lo spettacolo stava per iniziare quando, aperto il sipario, si potè vedere sul palco solo un’ ombra nera con una mano libera mentre  nell’altra reggeva un coltello.

Insieme all’ombra sul palco c’era un ragazzino, che doveva aver avuto uno o due anni più di me, che si lanciò al suo inseguimento.

Io non potei che seguirlo, non so perché, neanche allora lo sapevo, ma le mie gambe si mossero da sole e prima di avere il tempo di capire cosa stesse succedendo mi ritrovai a correre fianco a fianco con il ragazzo.

Durante la corsa, prima che il ragazzo potesse dirmi: “Attenta!”, io mi ritrovai per terra e persi i sensi. Prima di svenire del tutto sentii una voce maschile urlare: “Nooooo”, poi un urlo e infine più niente.

Mi risvegliai in ospedale, a fianco del mio letto c’era il ragazzo che con una lieve smorfia si mise seduto davanti a me con un braccio fasciato.

Quando fummo soli mi disse: “Non dovevi seguirmi, è stato sciocco anche se i tuoi capelli sono stati utili per prendere il primo indizio”. Mi mostrò un foglietto con sopra scritti i nomi dei teatri e il primo nome segnato con una x rossa.

“Quindi mi stai dicendo che abbiamo inseguito un tipo che vuole assassinare gli attori di tutti i teatri di Londra e dintorni?” dissi io e lui mi rispose: “Non tutti, uno non è sulla lista, quindi probabilmente il nostro assassino vuole far andare in rovina tutti i teatri tranne quello”. Io rimasi di stucco poi rimuginai per dire qualcosa di utile e dissi: “Io sono stata in quel teatro una volta con mio zio, è un teatro semplice, all’antica, non troppo grande e con i classici colori di un tempo, tenui e delicati. Quando sono andata c’erano parecchie donne, quindi possiamo escludere parecchia gente dai sospettati.” Mi fermai perché avevo visto il suo sguardo un po’ perplesso, infatti mi chiese: “Perché pensi che l’assassino sia un maschio?” Io risposi: “Perché se fosse una donna si sarebbero visti i capelli da dentro la tuta attillata, e se fossero corti, dentro le tute attillate, si sarebbero viste le curve”.

Io e il mio nuovo amico non potemmo dirci più niente fino al giorno dopo quando riuscimmo ad andare nell’unico teatro non presente nella lista dell’assassino per spiare gli attori. In silenzio ci nascondemmo dietro a delle casse e ascoltammo i maschi che si erano riuniti in una riunione d’emergenza perché erano tutti sospettati e sospettavano gli uni degli altri. La riunione durò due ore buone, dove si scatenò il caos, addirittura tirarono fuori le pistole e si misero a sparare gli uni contro gli altri. Poi anche tutta la troupe si mise a sparare, fu guerra e nessun uomo si salvò. Le donne presenti si salvarono ma finirono in ospedale.

In mezzo a tutto questo trovammo un foglietto con scritto un indirizzo, il mio! Corremmo a casa e la setacciammo da cima a fondo, trovammo un libro di poesie che sembravano scritte per un film horror e un proiettile di una pistola.

Quando lo vidi mi venne un colpo perché lo trovammo nella camera degli ospiti dove era stato ospite mio zio fino a qualche giorno prima. Lui avrebbe dovuto recitare  proprio nell’ultimo teatro della lista.

Visto che gli omicidi continuavano noi decidemmo di andare nel teatro dove stava recitando lo zio. Appena arrivammo dietro le quinte del teatro vedemmo mio zio mettersi la maschera e dopo un urlo improvviso e un salto ci trovammo catapultati su mio zio per fermarlo. Ci accorgemmo che avevamo la polizia tutta intorno che ci guardava stupita. I poliziotti ammanettarono mio zio

Arrivò anche mio padre di corsa urlando: “Perché? Perché fratello, perché?” “Perché io odio i teatri moderni, mi ricordo sempre di quando un tipo nella prigione dove lavoravo mi fece un offerta di denaro molto alta, che io ignorai per anni, per distruggere un teatro e far morire tanta gente. Ma quando tu e tua figlia insisteste per andare a vedere il teatro moderno,  e la gente di famiglia vi seguì in questa passione, non ho resistito e pensando così di spaventarvi e farvi decidere di non andare più a teatro e nello stesso tempo guadagnare molti soldi decisi di accettare l’offerta del vecchio galeotto. Ma tua figlia e quel ficcanaso del suo amico mi hanno ostacolato”.

Il giorno dopo mi ritrovai con il mio nuovo amico a scherzare, poi lui mi disse: “Adesso che è tutto finito voglio svelare un altro mistero, ovvero scoprire il tuo nome amica mia.”.

Io scioccata  dissi: “Il mio nome è Emily, ora vorrei sapere il tuo”. Lui mi rispose così:  “Beh cara Emily il mio nome è Watson”. Così da quel momento passai tutti i giorni con il mio nuovo amico Watson.

FrancySpada

FrancySpada