L’Inno alla gioia di Beethoven è un messaggio all’umanità

di Arianna Adelfio
La Nona Sinfonia è considerata la più grande composizione musicale della storia, capolavoro del genio di Ludwig Van Beethoven. L’inno alla gioia è stato composto in due anni dal 1822 al 1824 dal musicista e compositore Beethoven, anno in cui ebbe luogo anche la sua esecuzione dal vivo, presso l’Opera di Corte a Vienna. Come si evince dal titolo quest’opera è l’esaltazione alla gioia e alla fratellanza, risultato a cui l’uomo può arrivare solo liberandosi dall’odio, dalla cattiveria e dall’egoismo che invade i cuori.
Il compositore scrive l’inno quando ormai era completamente sordo, e questo invece di essere un ostacolo ha dato un tocco di dolcezza e forza. Esso rappresenta il testamento spirituale rivolto al mondo che deve ritrovare la sua anima, un messaggio all’umanità, un invito alla fratellanza universale significato attualissimo in un mondo come il nostro. Un capolavoro che ha cambiato per sempre la musica, un’opera con cui la sinfonia esce dalle corti imperiali per aprirsi al mondo.
“Abbracciatevi, Moltitudini” recita un verso ed è stata adottata nel 1972 come l’Inno d’Europa e, successivamente, come Inno dell’Unione Europea. Tutti gli altri compositori che verranno dopo di lui si ispireranno a lui per cui diventa pioniere di una musica nuova. Un messaggio di pace che si manifesta soprattutto in quella parte in cui la melodia dell’inno alla gioia viene ripetuta. Schiller e Beethoven, il primo scrive il testo, il secondo ne seleziona alcuni brani, per inserirli, insieme ad un’interpretazione scritta di suo pugno, nel testo della parte corale del quarto ed ultimo movimento della Nona Sinfonia. L’uno le parole, il secondo la musica.
Beethoven considerò la musica come l’arte più nobile ed elevata per poter esprimere l’inesprimibile. La musica diventa per Beethoven non solo una passione ma anche la modalità per esprimere e realizzare la sua missione artistica, un’attività che lo confortava nel disordine della sua vita e forza nella drammatica condizione di sordità progressiva e irreversibile che lo colse dai 25 anni di età. Mai nessuno prima di lui aveva osato introdurre, in una composizione sinfonica, quattro voci soliste e un coro di uomini e donne. Beethoven suonò sempre per se stesso, le sue composizioni non nascono su richiesta di qualche nobile per celebrare una determinata occasione, ma dall’esigenza dell’artista di esprimere e comunicare ciò che dimorava dentro il suo cuore. Grazie a Beethoven la musica divenne patrimonio di tutti e non solo di colti salotti. Egli parla al cuore, ai sentimenti, e la sua incredibile tecnica nel trattare l’orchestra rimarrà un esempio insuperato. Conoscerlo attraverso le foto o gli scritti sarebbe riduttivo perchè lui era un genio da una tempesta di capelli impazziti, a volte incompreso perchè appariva inquieto, aggressivo, indisciplinato nel suo modo di vivere ma il suo vero valore lo si percepisce nella sua musica che racchiude tutta la speranza che brilla anche nei giorni più bui. Scrisse anche per Napoleone nel 1805 “L’Eroica” originariamente intitolata “Sinfonia a Bonaparte” in omaggio a Napoleone, ma quando si incoronò imperatore, una mossa che fece arrabbiare moltissimo Beethoven, il compositore strappò il frontespizio.
Consiglio di ascoltare la Nona Sinfonia e, per chi suona uno strumento di provarla, perchè, come è successo a me solo ascoltandola potrete percepire quello che il cuore di questo compositore custodiva.
Un articolo di questo genere, non può che uscire da una bambina che ama la musica.
Sono felice di conoscerla e convinto che diventerà una vera musicista.
Aldo