Il cubo di Rubik, una passione che non muore mai

di Leonardo Simonelli
Sicuramente molti di noi avranno provato almeno una volta a risolvere il famoso Cubo di Rubik, conosciuto anche come cubo magico. Qualcuno ha finito probabilmente col tirarlo contro il muro, altri hanno provato a risolverlo staccando e riattaccando gli stickers.
Qualcuno si sarà chiesto dove, quando e perché questo “gioco” ha avuto origine e leggendo questo articolo, potreste scoprire molti dettagli e aneddoti interessanti.
Ci sono diverse teorie sulla nascita del Cubo di Rubik, poiché, l’ungherese Erno Rubik, professore di architettura e scultore, pur avendo creato uno dei giochi più popolari della storia (nominato anche giocattolo dell’anno 1980), è una persona molto schiva e difficilmente rilascia interviste ai media.
La più accreditata, dice che egli stesse cercando un modo per far capire ai suoi alunni il concetto di tridimensionalità.
Altri concordano che il suo intento fosse di risolvere il problema strutturale di muovere le singole parti in modo indipendente senza far crollare l’intero meccanismo.
La cosa curiosa è che finché non lo mischiò per la prima volta, non aveva ancora capito che aveva creato un rompicapo che poi sarebbe diventato famosissimo e che solo nel Gennaio 2009 avrebbe raggiunto le 350.000.000. vendite.
All’inizio il cubo non aveva la configurazione predefinita che conosciamo noi oggi (bianco opposto al giallo, verde opposto al blu e arancione opposto al rosso) ma variava da cubo a cubo.
Questo raggiunse il suo massimo della popolarità attorno agli anni ’80, più precisamente nel 1981, vinse altri premi (gioco più venduto in Francia, USA e Regno Unito ecc…) e presto Rubik divenne il cittadino più ricco dell’Ungheria.
Però non fu l’unico a guadagnarci, infatti vennero pubblicati numerosi libri su come risolvere questo rompicapo. Qualcuno, come
il 12enne inglese Patrick Bossert, riuscì a vendere milioni di copie.
Molti adesso si chiederanno com’è che si fa a risolvere questo puzzle; la risposta varia in base a come viene scombinato il cubo, quindi non c’è una risposta unica dato che i possibili “scramble” sono più di 43 triliardi (all’inizio erano stati presentati come solo 3.000.000.000).
Pr questo bisogna conoscere un metodo con cui risolverlo, ovvero una combinazione di algoritmi adatta per ogni situazione.
Gli algoritmi sono invece una combinazione di mosse, è importante saper riconoscere quale usare e in quale caso.
Inoltre un dato sbalorditivo è che se avessimo tanti cubi quanti le sue possibili configurazioni, potremmo ricoprire la superficie terrestre 275 volte.
Generalmente si inizia con il metodo a strati, ottimo per imparare, relativamente veloce e con pochi algoritmi, per poi passare al metodo Petrus o Cfop, usato da molti “cuber” professionisti, con una enorme mole di algoritmi (quasi 100) ma molto veloce con un po’di pratica.
Molte aziende cinesi (quali la Moyu, Dayan, Qiyi, Yuxin e GAN) crearono i loro cubi per rendere più fluida e veloce la risoluzione.
Nel marzo 2006, venne inventata una grande novità per quelli che si approcciavano per le prime volte al cubo, ovvero una “notazione” che rappresentava con una lettera un movimento di qualsiasi strato, per apprendere in maniera più semplice i movimenti,
Per esempio la mossa U significa: ruota lo strato superiore (up) R: ruota lo strato destro (right), ecc…ecc…
Con il tempo, vennero inaugurati i primi campionati mondiali di speedcubing, la disciplina in cui vari concorrenti si sfidano per risolvere il cubo nel minor tempo possibile.
In realtà, all’inizio l’unico cubo ammesso in gara era il classico 3x3x3 dato che tutti i cubi oltre il 5x5x5 (fino al 19x19x19) vennero messi sul mercato dopo il 2003.
Il primo campionato nazionale si svolse in Germania nel 1981 e venne vinto da Jury Froesch con un tempo di circa 38 secondi.
Il primo campionato internazionale si disputò invece a Budapest, il 5 giugno 1982; a vincere fu Minh Thai, uno studente Vietnamita di Los Angeles, con il tempo di 22,95 secondi.
Le gare comprendono soltanto i cubi 2x2x2, 3x3x3, 4x4x4, 5x5x5, 6x6x6, il 7x7x7, 3x3x3 a una mano, con i piedi, bendato, bendato con più cubi, nel minor numero di mosse e lo Skewb, ognuno con diverse regole per la sua soluzione.
La W.C.A. (World Cube Association), per decretare il vincitore di ogni gara, tiene conto di 3 tempi su 5 (si escludono il più veloce e il più lento).
I più famosi cuber sono ragazzi che si allenano in genere diverse ore al giorno, come il grande australiano Feliks Zemdegs, lo statunitense Max Park, ragazzo autistico, detentore del record di 3×3 a una mano, Breandan Vallance e l’orgoglio italiano Sebastiano Tronto, famoso per la sua risoluzione del cubo classico in solo 16 mosse.
Sicuramente non è facile completare il cubo, ci vogliono determinazione, impegno PASSIONE e allenamento, ma vi garantisco che è una bella soddisfazione fare “la mossa decisiva” per terminarlo